Il Consiglio Nazionale del PSI
Considerato
-che la crisi economica e finanziaria, scoppiata nel 2008, è tuttora in corso e destinata ad aggravarsi, in quanto le ragioni che l‘hanno determinata, dalla finanziarizzazione dell’economia agli scarsi ed inefficienti controlli sui mercati finanziari e sull’emissione di titoli atipici, dalla progressiva riduzione del potere d’acquisto dei redditi da lavoro e professione rispetto a profitti e rendite (per di più fiscalmente avvantaggiati), dallo strapotere dei gruppi finanziari e dalle multinazionali rispetto a governi e parlamenti democraticamente legittimati;
-che gli squilibri di sviluppo tra le diverse aree del pianeta, la disoccupazione crescente anche nei paesi una volta più industrializzati, l’estensione di aree di guerra, carestia e disastro ambientale minacciano la pace, la stabilità delle istituzioni democratiche e la coesione sociale in misura, che rischia di diventare incontrollabile senza interventi coordinati a livello mondiale e nelle diverse are continentali per affrontare i problemi alla radice e con la priorità di ridurre le diseguaglianze e di consentire l’accesso universale almeno ai beni primari dell’acqua potabile, dell’istruzione di base e della salute;
che i vari vertici intergovernativi dai G7 ai G20 non sono stati capaci di elaborare una tale strategia e che le Nazioni Unite non hanno la struttura e le competenze necessarie per l governo dell’economia mondiale e che le istituzioni finanziari internazionali sfuggono ad ogni controllo democratico e non devono rispondere all’opinione pubblica mondiale, ma in primo luogo ai gruppi finanziari e ad alcuni governi, a loro volta condizionati, quando non prigionieri, degli stessi gruppi di potere finanziario e del complesso militar-industriale;
che l’impotenza è stata dimostrata dagli interventi a sostegno dei gruppi bancari ed assicurativi, spesso senza alcuna contropartita in termini di controllo e di eliminazione delle pratiche che hanno creato una bolla finanziaria con la produzioni di titoli, ora liquidati come “tossici”. In un circolo vizioso gli interventi a carico dell’erario si sono trasformati in deficit pubblici crescenti, che ora le stesse agenzie di rating, cieche di fronte alle cattive pratiche della banca e della finanza, assumono come criterio di valutazione dei debiti sovrani, provocando la crescita esponenziale degli interessi sul debito e il rischio che gli stati non possano pagare i loro debiti;
che le cure suggerite a livello internazionale e dalla BCE, di cui la manovra finanziaria italiana è figlia, non colpiscono chi si è arricchito a dismisura grazie ai titoli “tossici”, risparmia le transazioni puramente finanziarie, che cioè non hanno una base sottostante di investimenti o di scambio di merci o servizi, per tagliare le prestazioni a cominciare da quelle sociali, aggravare la pressione tributaria sui redditi da lavoro e pensioni senza colpire le fortune costruite anche grazie all’evasione fiscale e soprattutto senza misure per la crescita e l’aumento del potere d’acquisto degli strati popolari, senza le quali non potranno esserci risanamenti di bilancio ma un susseguirsi di tagli, che non colpiscono solo la spesa pubblica, ma la stessa esistenza delle istituzioni democratiche e rappresentative sub statuali;
-che un tale orientamento richiede un’opposizione politica e sindacale nei singoli paesi e a livello internazionale e per quanto ci riguarda nel quadro del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea e quest’ultima, se non si dota di un governo dell’economia e di una BCE funzionale ad una politica di sviluppo e di difesa dei debiti sovrani dalla speculazione finanziaria in uno spirito autenticamente federalista, è destinata a crisi ineluttabile e probabilmente irreversibile a partire da una crisi dell’Euro;
-che in una situazione, in cui problemi nazionali si intrecciano con quelli continentali e internazionali, la sinistra italiana, come dimostra anche la debolezza dell’opposizione alla manovra economica del governo, si trova totalmente inadeguata sotto i profili della cultura politica, del programma, nonché della struttura, considerando che da quest’ultimo punto di vista soltanto il piccolo PSI ha un rapporto di associazione con il PSE, dove si raggruppano le maggioritarie forze di sinistra e progressiste d’Europa;
-che il socialismo europeo, malgrado le sconfitte elettorali degli anni passati, resta il punto di riferimento principale per un’azione a livello europeo e nei singoli paesi resta tuttora la forza, spesso unica, di credibile alternativa ai governi di destra e conservatori. A partire dal Congresso di Praga del PSE ci soni segni di ripresa socialista in Germania in tutte le elezioni regionali a partire dal 2010 , in Francia, nelle regionali e per le prossime presidenziali e in Gran Bretagna la coalizione liberal-conservatrice è in affanno;
RITENUTO
-che per la sua storia e per la sua appartenenza all’Internazionale Socialista e al PSE, il PSI debba essere uno dei protagonisti per il rinnovamento e la ricostituzione di una sinistra in Italia, anche per superare, caso unico in Europa, la sua assenza dal Parlamento nazionale e da quello europeo con lo scopo di costruire, insieme con chi condivida l’obiettivo, una sinistra democratica, socialista, autonoma, laica, ambientalista, libertaria e europeista
DELIBERA
di approvare la proposta di convocare un’Assemblea Congressuale del Partito entro il 2011 per approfondire e arricchire con puntuali mozioni la proposta di rinnovamento e ricostituzione della sinistra con concrete proposte politiche, programmatiche ed organizzative, anche con l’apporto di forze e personalità socialiste non iscritte;
di stabilire che un congresso straordinario debba comunque essere convocato prima di eventuali elezioni anticipate rispetto al 2013 per definire una collocazione elettorale coerente con la missione che si è assegnato.
Felice Besostri
Patrizia Virdis
Raffaele Vilonna