Teatro Pier Lombardo, Milano 29 gennaio 2011
COMPAGNE E COMPAGNI
Una volta il settentrione era politicamente associato all'espressione “Vento del Nord”, con un preciso significato di rinnovamento per tutto il Paese.
Ora è ben altra l'aria che spira, non più dalle Alpi, ma dalla villa di Arcore: fetida e ammorbante per l'intera nostra nazione.
C'è un rapporto preciso tra il regime dei venti e la debolezza della sinistra in queste plaghe nordiche, una sinistra drammaticamente segnata dalla perdita di consensi popolari e tra i lavoratori: la caduta di tradizionali bastioni municipali nelle ultime tornate elettorali ne è il segno più evidente.
Se la sinistra italiana è la più debole d'Europa, quella del Nord ne è il ventre molle.
I destini dei socialisti, che lo vogliamo o no, sono strettamente legati a quelli della sinistra nel suo complesso e reciprocamente: anche se si tende a dimenticarlo da troppe parti
La questione socialista non è la questione dei socialisti, ma il problema finora non risolto della sinistra italiana. Il problema, lasciatemelo dire, che ha tenuto separata la sinistra italiana dalla corrente maggioritaria ed egemone nel resto d'Europa, quella di ispirazione socialista, socialdemocratica e laburista, ora raccolta nel PSE e nell'Internazionale Socialista.
Se il PSI e i socialisti variamente organizzati, come il Gruppo di Volpedo, hanno una missione è quella di convertire la sinistra italiana e non è solo un contributo di idee, che è richiesto, spesso ridotte a parole e niente più, ma un'identificazione in un'area politica, abbandonando ipotesi e tentazioni terzaforziste . Nella lacerazione drammatica tra classi sociali, con insopportabili divari nella distribuzione della ricchezza ( il 50% concentrata nelle mani del 10% della popolazione) i socialisti potrebbero essere il fattore di ricomposizione tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi o apparentemente tali, come il famoso popolo delle partite IVA.
Dopo il referendum alla FIAT Mirafiori si tratta anche di ricomporre lacerazioni tra i lavoratori. Il primo compito è quello, in quel caso specifico, ma è un insegnamento di carattere generale, di evitare che la divisione tra SI' e NO, diventi ancor più che politica o sindacale , morale.
Come accennato, se c'è una priorità è quella di aprire il confronto, anzi un dialogo, con chi, convinto o costretto, ha votato SI'.
L'indicazione socialista è chiara e semplice: ritrovare le strade dell'unità sindacale, che tutela al meglio i lavoratori.- Così è negli altri paesi europei, dove, pur nella reciproca autonomia, vi è una relazione costante e diretta tra il partito socialista democratico, dominante a sinistra, e la centrale sindacale unitaria.
L'assenza di una sinistra europea, democratica e riformatrice si avverte anche in questa situazione, quando l'iniziativa a sinistra pare essere stata, impropriamente assunta da una federazione sindacale di categoria, come la FIOM, in una crescente esasperazione dei toni.- Chi non si allinea al 100% con la sua linea e parole d'ordine è messo sul banco degli accusati. E' successo persino con la segretaria generale della CGIL, la compagna Susanna Camusso, cui va tutta la nostra solidarietà personale e politica, perché giustamente e responsabilmente non lancia la parola d'ordine dello sciopero generale durante un comizio.
Psicologicamente si può capire una sinistra sconfitta pesantemente nelle urne, che cerchi di uscire dalle proprie frustrazioni a qualsiasi costo. In settori della sinistra, per fortuna ancora minoritari, si pensa di trarre spunto o ispirazione dai fatti tunisini o, ancor più egiziani ( gli albanesi son a guida socialista). Nel disegnare alternative politiche si deve scegliere se l'Italia è un paese vincolato all'Europa o sprofondato nel Mediterraneo più arretrato. In Europa i cambiamenti politici si perseguono nelle urne e con la mobilitazione politica pacifica dell'opinione pubblica e non con la violenza in piazza. Senza negare la nostra solidarietà ai popoli tunisino ed egiziano, come socialisti non possiamo aderire e nemmeno giustificare una deriva terzomondista in Italia. Tuttavia, con uno stato d'animo pieno di amarezza, e che è quello da pubblicare, dobbiamo dire, che il miglior antidoto all'estremismo sterile sarebbe stato l'esistenza di una sinistra rinnovata e ristrutturata: la sinistra che non c'è e che dovrebbe esserci. Una sinistra di respiro nazionale ed europeo, che fosse in grado di rappresentare una credibile alternativa al regime berlusconiano, capace di incanalare e dare uno sbocco all'indignazione e al senso di giustizia, libertà e maggior eguaglianza della popolazione italiana, in particolare della generazione senza futuro dei giovani, studenti, precari o disoccupati.
Il PSI ha un ruolo essenziale da giocare, come unico membro italiano del PSE e dell'Internazionale Socialista, nella cui costellazione ricopre un ruolo di prestigio la compagna Pia Locatelli, Presidente dell'Internazionale delle Donne Socialiste e, come tale, Vice-presidente dell'IS.
Se non collochiamo nettamente a sinistra il PSI con i suoi valori, che lo distinguono dalle altre sinistre, rinunciamo al nostro unico ruolo significativo.
In altre parole il PSI non può, parafrasando Cyrano de Bergerac, limitarsi ad essere un apostrofo rosa tra PD' e UDC.
Le prossime elezioni municipali in grandi città come Milano, Torino e Bologna saranno il banco di prova della capacità di allargare un'area socialista forte e plurale e del ruolo di rinnovamento della Sinistra dei socialisti italiani.