Il Blog di Felice Besostri

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Prove di secessione

Tra le norme inattuate della nostra Costituzione ve ne sono antiche, come l'articolo 39, sui sindacati, e il 49, sui partiti.
    L’art. 117, penultimo comma, è invece una norma della novella costituzionale del 2001: un prodotto dell’ultimo Ulivo.
    Ecco il testo, inattuato e sconosciuto ai più: “La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il miglior esercizio delle proprie funzioni, anche con l’individuazione di organi comuni”.
    L’ultimo comma dell’art. 117, invece, prevede la possibilità che: “Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato”. Questa disposizione è già andata in Corte Costituzionale, su iniziativa della Presidenza de Consiglio dei Ministri, che ha impugnato con un conflitto di attribuzioni la partecipazione della Provincia Autonoma di Bolzano, della Regione Friuli Venezia Giulia e del Veneto a un accordo comunitario di cooperazione transfrontaliera, "Interreg III A, Italia-Austria", con i Länder Carinzia, Salisburgo e Tirolo senza la preventiva intesa con il Governo italiano. Il conflitto di attribuzione è stato risolto a favore della Provincia Autonoma di Bolzano e delle due Regioni dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 258 del 2004.
    E’ facile capire, anche per non esperti, che dal combinato disposto dei due ultimi commi dell’art. 117 Cost. possa uscire una miscela esplosiva per l’assetto del nostro Stato e minacciarne, come non mai nel passato, la stessa unità. L'indipendentismo siciliano aveva dalla sua un’antica tradizione, che ebbe un nuovo periodo di lustro dal 1943, anno di rinascita del separatismo, con due personaggi che propugnavano la separazione e la creazione di una repubblica isolana: Andrea Finocchiaro Aprile, fondatore e leader del Movimento Indipendentista Siciliano, e Antonio Canepa, professore universitario antifascista d'idee socialiste rivoluzionarie e primo capo della sua formazione militare, l’EVIS.

    La differenza fondamentale con l'oggi sta nel fatto che quel separatismo, come quello originario di Bossi e della Lega Nord, era eversivo dell’ordinamento costituzionale, mentre la macro-regione del Nord di cui parla Maroni si fonda su norme della Costituzione e non è incompatibile con l’Unione Europea.
    A distanza di poco più di un decennio si possono vedere i guasti di riforme costituzionali prese per ragioni di contingenza politica, allora si trattava di adescare la Lega Nord, “una costola della sinistra”, per separarla da Forza Italia. L’errore si è ripetuto con la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e l’accentramento finanziario in capo allo Stato centrale (legge costituzionale 20.4.2012, n. 1, riforma artt. 81, 97, 117 e 119 della Costituzione).
    Sicché adesso Maroni, candidato governatore della Lombardia, parla vagamente di una "macro-regione del nord", dai confini incerti, senza dire cioè nella sua proposta se essa per esempio comprenda o meno la regione a Statuto speciale Friuli Venezia Giulia. Lo sfondo di riferimento è alla proposta, articolata da Gianfranco Miglio nel 1993, per un compiuto assetto federale del Paese fondato su tre macro-regioni – la "settentrionale", la "centrale" e la "meridionale", oltre alle "isole", alle Regioni a statuto speciale e a un “territorio federale” intorno a Roma (atto a risolvere il difficile nodo della “città capitale” e del suo statuto).
    La riabilitazione postuma del professor Miglio è resa possibile dalla sostituzione di Bossi con Maroni. Il Senatùr non era stato tenero con il professore della Cattolica, quando questo abbandonò il movimento in opposizione all’accordo con Forza Italia. Piccolo florilegio delle opinioni di Bossi raccolto da  Elisabetta Reguitti su Il Fatto Quotidiano del 12.8.11: “Me ne fotto delle minchiate di Miglio”. “Arteriosclerotico, traditore”. Alla domanda se Miglio fosse l’ideologo della Lega il Senatùr rispose: “Ideologo? No, un panchinaro”. “Miglio è una scoreggia nello spazio”. Così Bossi.
    La proposta della Lega Nord è pericolosa proprio perché dettata da considerazioni prettamente politiche di partito. La norma costituzionale è del 2001, quando i leghisti erano al governo della Lombardia e del Veneto, presidenti Formigoni e rispettivamente Galan, entrambi di Forza Italia, poi PdL. Con le elezioni regionali del 2010 l’alleanza Lega Nord-PdL, conquistò anche il Piemonte, con il leghista Cota. Nessuna forma speciale di collaborazione ai sensi dell’art. 117 Cost. è stata varata, né udibilmente proposta, dalla Lega, che nel frattempo conquistava anche la Presidenza della Regione Veneto con Zaia. E la ragione di ciò è semplice: il coordinamento di Piemonte, Lombardia e Veneto in una macro-regione del Nord dotata di organi comuni, avrebbe assegnato la leadership al “Celeste”, Roberto Formigoni.
    La Lombardia ha 9.917.714 abitanti, il Veneto 4.937.854 e il Piemonte 4.457.335. La preminenza lombarda è avvalorata dal suo contributo al PIL nazionale: il 20,8% con il 16,3% della popolazione. Seguono il Veneto con il 9,3% di Pil con l' 8,1% della popolazione e, a distanza, il Piemonte con il 7,4% di PIL e popolazione. Come si vede da questi indicatori la Lombardia, sia come popolazione sia come contributo percentuale al PIL nazionale, supera la somma delle due altre Regioni “padane”.
    Se ora si costituisse l’entità macro-regionale dotata di organi comuni come propone Maroni, le tre regioni del Nord sarebbero governate da una sola forza politica e nessun governo nazionale potrebbe non tenerne conto. Sarebbe in un certo senso come una Terza Camera accanto a Montecitorio e Palazzo Madama. Oltretutto il Trattato di Lisbona ha rafforzato la partecipazione dei Parlamenti nazionali e delle Regioni alla fase ascendente delle direttive comunitarie, quindi si può facilmente immaginare quale peso potrebbe esercitare sulle decisioni comunitarie un’entità macro-regionale, coesa e determinata, che assomma 19.312.903 abitanti. Per popolazione sarebbe l’ottavo Stato dell’Unione tra la Romania (21.498.616 abitanti) e i Paesi Bassi (16.485.787 abitanti).
    Tale peso politico si accrescerebbe ulteriormente se al Governo ci fosse una coalizione affetta da dissidi interni che non potesse contare su una chiara maggioranza in entrambe le Camere.
    Ebbene, questa maggioranza per la coalizione PD, SEL, PSI e Centro Democratico è sicuramente a rischio al Senato.
    Se si deve compiere una scelta, speriamo di no, tra vincere al Senato in Lombardia o vincere le elezioni regionali per il "Pirellone", non c’è alcun dubbio che la sfida per il Governo regionale sia quella più importante.
    Dopodiché l’art. 117 Cost. andrebbe riformato, prevedendo un passaggio al Parlamento nazionale per deliberazioni di coordinamento pluriregionale che prevedano anche l’istituzione di organi comuni. Non si può lasciare tutta la materia del contendere ai conflitti di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale. Semmai si tratterebbe di accentuarne le motivazioni di funzionalità ed efficienza amministrativa rispetto a motivazioni puramente politiche (al limite dell’ideologia).
    Un esempio cui guardare è L'AIPO, l’Agenzia Interregionale per il Po, ente strumentale di quattro delle Regioni su cui insiste il bacino del grande fiume: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. La Valle d'Aosta e le province autonome di Trento e di Bolzano usufruiscono di speciali uffici locali. Le regioni Liguria e Toscana affidano all'AIPO, quanto ai corsi d'acqua afferenti, la gestione dei compiti connessi al bacino padano mediante "protocolli d'intesa" e particolari "convenzioni". L'attività di pianificazione delle risorse e degli interventi relativi al bacino è curata dall'Autorità di bacino del fiume Po (AdBPo), organismo misto Stato-Regioni.
    Per inciso: si tenga presente che nella visione politico-ideologica della Lega Nord non c’è spazio per intese con la Regione Emilia Romagna, governata dalla sinistra.
    Altro elemento di valutazione: l’AIPO è sorta dopo la soppressione del Magistrato del Po, un organismo statale di grande competenza tecnica, che regolava l'integrazione tra il livello statale e quello regionale e che si era dimostrato capace di assicurare il massimo di efficienza, cioè di cooperazione al posto del conflitto istituzionalizzato.
    La coalizione guidata da Umberto Ambrosoli dovrebbe già in questa campagna elaborare un modello di cooperazione interregionale efficiente, alternativa a quella conflittuale e ideologica della Lega Nord, per esempio con la Liguria per il sistema infrastrutturale correlato ai porti tirrenici. Nell’ambito delle competenze e funzioni regionali, che ci sono anche quelle delegate, ci sono materie importanti per lo sviluppo economico, sociale e civile, che se pensate in un quadro interregionale possono consentire economie di scala per i costi organizzativi e di gestione. Una rete di eccellenza può essere costituita dalle Università e dagli Istituti di ricovero e cura di carattere scientifico senza riguardo alla colorazione politica della Regione di appartenenza e con estensione, nell’ambito della cooperazione transfrontaliera, a organismi e istituti degli Stati confinanti.