Il Blog di Felice Besostri

Il Blog di Felice Besostri

CROAZIA E SLOVENIA DOPO LE ELZIONI


Domenica  4 dicembre una nuova tornata elettorale in due stati ex –jugoslavi ne ha modificato il panorama politico e pur con specificità proprie con uno spostamento a sinistra. Chiarissimo è stato in Croazia con la vittoria del socialdemocratico Zoran Milanovic, a capo di un’alleanza con formazioni liberal-democratiche progressiste, denominata “Kukuriku”, dal nome del ristorante dove fu concluso il patto In Slovenia, invece il premier socialdemocratico uscente Borut Pahor e la sua coalizione di centro sinistra sono stati brutalmente sconfitti: il suo partito, i Democratici Sociali (DS) sono scesi al 10,5%, contro il 31% di tre anni fa e i suoi alleati al governo liberal-progressisti LDS(1,5%) e Zares(0,65%) non hanno superato la soglia del 4%. Tuttavia lo spostamento a sinistra è attestato dal fatto che tutti i sondaggi davano per sicuro vincitore con la maggioranza assoluta l’ex premier conservatore Janez Janša con il suo SDS, che invece non è neppure il partito di maggioranza relativa con il suo 26,3%, sorpassato dal PS(Positiva Slovenia) di Zoran Jankovic, il sindaco di Lubiana, con il 28,6%. Si tratta di un exploit notevole per un partito fondato appena 4 mesi fa dal milionario di sinistra. Jankovic ha escluso ogni alleanza con Janša, perché- come ha detto- “Il suo cuore batte a sinistra, anche se il suo portafoglio è a destra”, ma soprattutto perché il suo è un programma di crescita economica e non di tagli di bilancio o al welfare. Proprio su una riforma delle pensioni, al cui confronto quella di Monti è più leggera, Pahor aveva perso un referendum e costretto il Presidente a sciogliere in anticipo il Parlamento.
Jankovic, a differenza di Milanovic a Zagabria, non ha la maggioranza assoluta e dovrà raggiungere almeno  46 voti sui 90 seggi del Državni Zbor (Assemblea statale)  . In partenza sono assicurati i suoi 28 e i 10 dei DS di Pahor, partner possibili sono il centrista Gregor Virant, arrivato quarto con otto deputati e il Partito dei Pensionati DeSUS con 7. In Parlamento hanno superato la soglia il Partito Contadino e i cristiandemocratici NSi. La coalizione di Milanovic, socialdemocratici (SDP, partito popolare(HNS), Democratici istriani (IDS) e Pensionati(HSU) disporrà di di 80 seggi su i 151 del Sabor.  Il Parlamento croato si presenta frammentato con i 71 seggi delle opposizioni suddivisi tra 7 partiti, con l’HDZ, il partito dominante dall’indipendenza con 47 .e altri da 1 a 6, come l’unica formazione di sinistra Partito dei Lavoratori. Sarebbe errato trarre previsioni di carattere generale dai processi elettorali in corso, al massimo sono consentiti auspici. Un inversione di tendenza per i partiti socialisti è appena delineata, ma è evidente che Danimarca e Croazia non compensano la Spagna. Molto più interessante è notare che i partiti che hanno sposato le ricette di austerità e di tagli al welfare sono stati sconfitti, Spagna, Portogallo e Slovenia e Irlanda e lo stesso sarebbe successo se si fossero indette elezioni in Grecia e in Italia. Il nome di un partito significa meno della politica in concreto perseguita i Democratici Sociali di Pahor son stati sconfitti dalla loro scelta di rigore sulla riforma pensionistica. Un tema caldo tanto che sia in Croazia che in Slovenia hanno rafforzato i partiti dei pensionati. L’alleanza socialista liberale, uscita anche dall’Assemblea Congressuale di Fiuggi del PSI ha vinto in Croazia, ma in Slovenia è stata battuta sonoramente. La politica economica fa la differenza e il mantra di liberalizzazioni e privatizzazioni non riscuote molto successo. Per i socialisti, ma per l’intera sinistra, il problema è quello di presentare una alternativa credibile alle ricette della BCE e l’andamento del Congresso della SPD con gli interventi fortemente europeisti di Helmut Schmidt e di Walter Steinmeier lasciano ben sperare in una sinistra che sappia respingere lw tentazioni nazionaliste. Al margine del vertice europeo sarà firmato il trattato di adesione della Croazia: lo firmerà un socialdemocratico: un buon segno